Manziana è una località facilmente raggiungibile sia dalla città di Roma che da Viterbo collegata tramite la statale e servita dalla ferrovia. L’area naturalistica ricade all’interno del Parco Regionale di Bracciano e Martignano, un parco che si estende territorialmente per 202 km2 istituito nel 1999 per un’estensione territoriale di 202 km2.
Tra i vari sentieri presenti nei dintorni, segnaliamo quello che conduce alla Caldara, un’area riconosciuta nel 2006 come SIC sito di interesse comunitario. La sua formazione è dal punto di vista geologico relativa all’apparato vulcanico Sabatino, riconducibile all’area dell’odierno lago di Bracciano. Attività che ha interessato numerose zone iniziata ben 600.000 anni fa con un’ampiezza di oltre 1.600 km2. La caldara di Manziana era probabilmente un piccolo cratere vulcanico oggi area depressa.
E’ possibile distinguere nell’area tre differenti ambienti naturali. Il primo è quello della polla d’acqua, collocata nella parte centrale, da cui gorgoglia un’acqua in cui sono presenti concentrazioni di gas per lo più costituiti da anidride carbonica. L’acqua sembra bollire ma questo fenomeno non è dovuto alla temperatura, ma alla reazione chimica tra l’acqua ricca di zolfo che risale dalla superficie e l’ossigeno che è presente nel terreno. Lo zolfo si deposita creando le incrostazioni giallastre che si possono vedere nel suolo, mentre l’anidrite carbonica e l’anidrite solforosa si liberano, in forma gassosa facendo, per così dire, bollire l’acqua. Questi gas pertanto si originano in profondità e risalgono in superficie dalle falde e fratture. Altre piccole zone dove ci sono leggeri affioramenti d’acqua che gorgogliano e si possono riconoscere per la presenza di acqua e fango e l’assenza di vegetazione. Una concentrazione di questi gas sono fastidiosi per l’uomo e per gli animali, potendo raggiungere concentrazioni anche legati in assenza d’aria e più vicini al suolo. Per tale motivo è necessario porre attenzione durante la visita e non avvicinarsi troppo, soprattutto con i bambini, si consiglia una visita con una guida che saprà valutare le migliori condizioni e i punti dove poter stazionare in sicurezza.
La seconda area è quella costituita dal bosco di betulle che si è sviluppato in una zona dove generalmente affiora la tipica vegetazione di macchia mediterranea e di querceti. Questo bosco è costituito da betulle bianche, betulle che hanno la particolarità di avere la corteccia bianca, e sulla sua origine ci sono due ipotesi entrambe riconducibili al microclima e alle condizioni geologiche che si sviluppano nell’area. Una prima che sia un residuo di post glaciazione e la seconda che sia stato piantato nei secoli scorsi, anche se non ci sono documentazioni specifiche. Di fatto è raro trovare questo albero che di norma è presente in ambienti ben più nordici.
La terza area identificabile è quella della torbiera un prodotto generato dalla decomposizione della vegetazione sul terreno acquitrinoso. L’assenza d’ossigeno, la presenza di batteri, un movimento d’acqua lento a basse temperature ed una vegetazione prevalentemente erbacea, favoriscono questo processo chimico. Un piccolo parcheggio è presente antistante la via d’accesso alla Caldara ed un piccolo punto informativo con area pic-nic. La visita non richiede molto tempo od impegno fisico, ma può essere abbinata ad un percorso più ampio che comprenda, nelle vicinanze, i boschi ed alcune aree di importanza non solo naturalistica ma anche storica ed archeologica.
L’articolo è stato scritto per un approfondimento del portale Eventi della Tuscia e pubblicato online il 02 Aprile 2022 nella sezione denominata Dintorni della Tuscia. Qui puoi trovare altri nostri articoli scritti su località limitrofe al territorio della tuscia.